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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 8 - 3 ago 2016
ISSN 2037-4801
Focus - Olimpiadi
Da sempre il mondo dello sport riflette le problematiche della società e, con l'avvicinarsi delle Olimpiadi, riemerge il dibattito sulle discriminazioni di genere. In origine, la partecipazione a questa grande competizione sportiva è stata negata alle donne e la prima loro presenza viene registrata nel 1900 a Parigi, con due atlete su oltre 600 partecipanti uomini. La vera svolta si ha però nel 1936 a Berlino: su 3.834 atleti 328 sono donne e tra queste c'è un'italiana, Ondina Valla, che si aggiudica l'oro negli 80 metri ostacoli.
“La più alta percentuale di partecipanti donne, precisamente il 44%, è stata raggiunta alle Olimpiadi del 2012, con almeno una presenza in tutte le discipline e in tutte le delegazioni nazionali”, ricorda Maura Misiti dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr. “L'allora presidente dell'International Olympic Committee (Cio), Jaques Rogge, ha descritto i Giochi di Londra come una spinta importante verso l'uguaglianza di genere, definendoli addirittura le Olimpiadi delle donne. Tra l'altro, è stato introdotto per la prima volta il pugilato femminile, unica disciplina che era ancora riservata agli uomini”. Migliorata la situazione in Italia: su 297 atleti italiani iscritti ai Giochi 2016, le azzurre sono 142, il 47,8% della spedizione: mai così tante nella storia delle Olimpiadi. Anche la portabandiera quest'anno è donna:la campionessa di nuoto Federica Pellegrini.
Ci sono, però, ancora aree di diseguaglianza: “Differenze di finanziamento e sponsorship, nelle rappresentazioni pubblicitarie degli sport, nelle regole e nell'organizzazione degli eventi. E poi si registra il riemergere di test del sesso per le atlete”, evidenzia Misiti. “Nonostante il graduale aumento di partecipazione, le donne restano poco rappresentate nelle leadership delle federazioni nazionali e internazionali (14%), tra gli allenatori (in Europa solo il 20-30%), negli organi decisionali delle istituzioni sportive e nell'amministrazione e nel governo delle stesse Olimpiadi. Il Comitato sta cercando di colmare la profonda discriminazione nella composizione del suo board, che dal 2013 conta quattro donne (26,6%)”.
Le organizzazione femminili hanno sempre cercato di combattere queste disparità, spingendo anche il Cio a impegnarsi attivamente. Secondo i dati provenienti dal documento 'Factsheet Women in the Olympic Movement' dal 1994 vi è stato un graduale incremento nella partecipazione delle donne ai Giochi, ma il miglioramento è sempre più lento. "Persino nel 2012 le donne hanno partecipato a 131 eventi, contro i 163 degli uomini. Per raggiungere l'obiettivo di una totale uguaglianza di genere nello sport e nelle Olimpiadi servono alcune iniziative", conclude la ricercatrice, tra cui: “aumentare l'equità di genere nei ruoli di leadership; aumentare le borse di studio per le atlete di almeno il 50%; istituire una chiara policy della comunicazione sulla rappresentazione delle atlete; impedire la partecipazione ai Paesi che non includono atlete nella delegazione nazionale”.
Debora Cavallo
Fonte: Maura Misiti, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/492724250 , email maura.misiti@irpps.cnr.it -