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CNR: Alamanacco della Scienza

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N. 9 - 6 mag 2020
ISSN 2037-4801

Focus - Ripartenza  

Socio-economico

Trasformati dalla quarantena

All'inizio della quarantena ci si chiedeva se, alla fine, avremmo avuto un boom di matrimoni o di divorzi: le coppie costrette a casa avrebbero reagito positivamente, sfruttando l'occasione forzata di stringere anche fisicamente la propria relazione oppure la convivenza avrebbero logorato o addirittura minato equilibri magari già fragili? Un interrogativo tutt'altro che superficiale dato che la tenuta relazionale privata è un elemento di quella pubblica. Proprio per questo motivo l'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps) ha deciso di avviare un'indagine al riguardo.

“Le convivenze con un partner corrispondono circa alla metà delle situazioni totali che abbiamo preso in esame e, in diversi casi, il teatro di questo rapporto è una casa piccola, in genere appartamenti inferiori ai 100 mq, in cui possono coabitare più persone. Sebbene abbiamo fortunatamente rilevato che gli episodi di violenza domestica conclamata non sono aumentati, in questo periodo di isolamento, sono però cresciuti i cosiddetti casi di violenza assistita, perpetrata cioè in presenza dei figli. In pratica, i genitori ammettono che spesso litigano davanti ai ragazzi”, riporta Antonio Tintori del Cnr-Irpps, che ha coordinato il team di ricerca. “In generale, una fetta della popolazione esigua, ma non trascurabile, si dice preoccupata per la stabilità della relazione, divenuta asfissiante proprio a causa del perdurare di questa situazione atipica, e rileva un clima anaffettivo e poco collaborativo tra le mura domestiche. D'altro canto, in molti altri casi, ci si rende conto del bisogno di una risintonizzazione degli affetti e dei valori che potrebbe portare a un aumento della qualità dei rapporti nell'immediato futuro, anche nella sfera intima”.

Anche il tempo che si trascorre su Internet e l'uso dei social media sono indicatori di alcune condotte significative in quarantena. “Si evidenziano comportamenti responsabili, per i quali questo particolare momento può quindi offrire stimoli utili a imparare, a informarci sul web e a prestare più attenzione all'attendibilità e all'autorevolezza delle fonti”, continua Tintori. “Si rileva però anche una quota di individui affetta da una sorta di teoria del complotto: 4 soggetti su 10 per i quali in rete si può trovare ciò che i notiziari ufficiali nasconderebbero deliberatamente. Questa opinione può essere in parte motivata dal comprensibile disorientamento dovuto all'overload informativo e appartiene soprattutto a persone con titolo di studio medio-basso”.

Il ricercatore del Cnr-Irpps, docente di Metodologia delle scienze sociali presso l'Università Sapienza di Roma, con il suo team ha poi analizzato il fenomeno dell'iperconnessione legata anche al telelavoro: “Con il trascorrere dei giorni e del tempo passato tra social media, teleconferenze, chat e telefonate aumentano gli stati d'animo negativi, quali rabbia, paura, ansia, tristezza e diminuisce la percezione di felicità e rilassamento. Presumibilmente all'origine di questo peggioramento c'è la sospensione dell'interazione sociale fisica e di massa: il distanziamento totale, inatteso e improvviso ha precluso alle persone la possibilità di relazionarsi in modo naturale e la mancanza di una scadenza temporale certa del distanziamento aggrava la situazione. La tecnologia è dunque, oggi più che mai, irrinunciabile per mantenere viva la nostra interazione, ancorché virtuale”.

Lo stress per questa situazione di emergenza può degenerare in casi di disagi o addirittura disturbi psichici? Una quotidianità stravolta ed estranea, l'isolamento e l'obbligo di adattarvisi, la lontananza da casa inaspettatamente prolungata, i lavoratori costretti nell'abitazione… agenti stressogeni così potenti possono indurre vere e proprie patologie, magari latenti, o aggravare quelle pregresse? I dati dello studio lasciano intravedere una risposta non negativa, fortunatamente. “Le emozioni primarie riferite maggiormente dai soggetti intervistati, secondo una scala di intensità da uno a dieci, nonostante vedano la tristezza dominante, soprattutto nel Mezzogiorno dove probabilmente pesa di più il venir meno della vita associata, evidenzia gli indicatori di resilienza e la tendenza continuativa a focalizzarsi sulle emozioni positive”. La resilienza, la capacità di fronteggiare e reagire a un evento traumatico, di superarlo trasformandolo in occasione di apprendimento, realizzazione, consapevolezza, è proprio la caratteristica che ci consente di attendere nel migliore dei modi la scomparsa definitiva - ma purtroppo non immediata - dell'emergenza sanitaria. Magari sfruttando quest'occasione imposta per riprendere a leggere, imparare o riscoprire la cura della casa ele nostre abilità culinarie.

Manuela Discenza

Fonte: Antonio Tintori, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma , email antonio.tintori@cnr.it -