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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 15 - 28 set 2011
ISSN 2037-4801
Focus - Salute hi tech
Si effettuano ogni anno circa 50 milioni di esami radiologici, quasi uno per ogni abitante, bambini compresi. E la stima è destinata a crescere. Questa forma diagnostica rappresenta una delle voci di spesa più rilevanti in ambito sanitario e si prevede che nel 2015 raggiungerà negli Usa il 16% (proiezione tratta dal documento: "Center for Medical and Medicaid services") del Pil. Ma questi esami sono sempre necessari? E in caso di abuso, quali problemi possono determinare?
A rispondere è RadioRisk, un programma sviluppato nell'ambito del progetto 'Suit-Heart' (Stop useless imaging testing in heart disease), finanziato dall'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa e dall'Istituto toscano tumori (Itt).
"Il progetto", spiega Clara Carpeggiani dell'Ifc-Cnr, "va a implementare la strategia proposta nel 2010 dall'International Atomic Energy Agency, basata sulle tre A: audit, awareness, appropriateness (controllo, consapevolezza, appropriatezza). La cardio-radiologia in particolare, che per oltre il 50% contribuisce alla dose radiologica globale del cittadino medio (circa 150 radiografie del torace a testa per anno)", richiede un accertamento molto coscienzioso della opportunità diagnostica di tali esami.
RadioRisk si propone di quantificare il rischio di malattie neoplastiche che ogni persona matura corre a seguito delle radiazioni ionizzanti cui è stata sottoposta nel corso della vita. "Partendo dall'entità cumulativa dell'esposizione individuale", prosegue Carpeggiani, "il programma evidenzia tre principali componenti dell'esposizione: naturale, diagnostica e lavorativa. Il programma permette anche di simulare l'incremento di rischio associato a uno specifico esame bilanciandolo così rapidamente con i potenziali benefici diagnostici".
Oltre a registrare l'entità delle dosi di esposizione (che può variare di dieci volte per ogni singolo esame), il programma aiuta anche a valutare l'appropriatezza delle prescrizioni come oggi viene raccomandato dall'Ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici e in particolare dalla Commissione President's Cancer Panel, che nel maggio 2010 ha identificato le radiazioni mediche come una delle sei maggiori cause ambientali di cancro.
"Il progresso delle tecnologie nel campo della diagnostica non ha avuto parallelamente una crescita in termini di qualità e razionalità di utilizzo e tanto meno una corrispondente sensibilità verso i rischi che ne possano derivare", aggiunge Eugenio Picano, direttore dell'Ifc-Cnr. "'Radiorisk' può diventare un utile strumento per il medico che deve prescrivere una radiografia, consentendogli di valutare caso per caso", conclude Picano. "Nel futuro la prescrizione della diagnostica per immagini dovrà essere sempre guidata dall'appropriatezza, dalla consapevolezza e dal controllo della dose dei raggi somministrati".
Silvia Mattoni
Fonte: Clara Carpeggiani, Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/3152005 , email clara@ifc.cnr.it - Eugenio Picano, Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/3152400 , email picano@ifc.cnr.it -