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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 4 - 27 feb 2013
ISSN 2037-4801
Focus - Mestieri
Le forme ingombranti e pesanti delle prime macchine fotografiche del secolo scorso hanno lasciato il posto a oggetti sempre più maneggevoli e portatili, risultato di nuove tecnologie che hanno portato a miniaturizzare i dispositivi e a massimizzare le prestazioni. Fotografare, letteralmente dal greco 'disegnare con la luce', è passata da attività di nicchia, che richiedeva attrezzature specialistiche da professionisti a un fenomeno di massa, a cui gli appassionati possono avvicinarsi con maggiore facilità.
"Negli ultimi anni, alcune grandi tappe hanno segnato lo sviluppo della fotografia. Gli anni '50 e '60 portano alla diffusione della macchina fotografica grazie a nuove tecniche che riducono le dimensioni degli strumenti e ne favoriscono la portabilità", ricorda David Jafrancesco dell'Istituto nazionale di ottica (Ino) del Cnr e appassionato di fotografia. "Ma è dagli anni '70-'80 che la fotografia diventa per tutti, grazie soprattutto alla riduzione dei costi dell'elettronica. A fine anni '90 nascono poi le tecnologie digitali che hanno portato, ai giorni nostri, all'inserimento della macchina fotografica in dispositivi di uso comune come cellulari o tablet. Le prestazioni, inferiori rispetto a una macchina fotografica professionale in termini sia di qualità dell'immagine (numero di pixel, riproduzione dei colori), sia di mancanza di alcune funzioni, come lo zoom ottico, sono spesso giustificate dal fatto che il prodotto finale non verrà stampato su carta ma visto sullo schermo, quindi con il limite di risoluzione e di gamma cromatica data da quest'ultimo".
Con lo sviluppo dell'elettronica e del digitale è cambiato anche il lavoro di editing della foto: prima il rullino veniva sviluppato e stampato in appositi laboratori, ora nell'era 2.0 si utilizzano programmi di grafica e stampanti semplici e facilmente reperibili. "L'uso di questi software ci pone di fronte a problemi etici, soprattutto nei reportage di denuncia, come è accaduto per lo scatto che ha vinto quest'anno il 'World Press Photo Award', il più prestigioso premio fotografico dell'anno, secondo alcuni sottoposto a consistenti lavori di ritocco in photoshop", conclude Jafrancesco. "Una risposta alla questione potrebbe essere ammettere le variazioni possibili anche in camera oscura, ma forse non è corretto fornire vecchie soluzioni a nuovi problemi. Nella fotografia come nella vita cambiando la tecnologia cambia la domanda e si aprono nuove prospettive".
Elisabetta Baldanzi
Fonte: David Jafrancesco, Istituto nazionale di ottica del Cnr, tel. 055/2308256, -311 , email david.jafrancesco@ino.it -