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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 4 - 26 feb 2014
ISSN 2037-4801
Focus - Oscar
Il tema della malattia appassiona il cinema e Hollywood non fa certo eccezione. L’industria americana della settima arte ha prodotto una quantità sterminata di pellicole che hanno per protagonisti il male psico-fisico, la medicina e la salute perduta o riconquistata. L'Academy Award ha insignito molte di queste opere che sono rimaste nella storia degli Oscar: da 'Il paziente inglese’ del 1996, 12 nomination e 9 statuette, alle 5 conquistate nel 1965 dalla versione cinematografica del 'Dottor Zivago’ di Pasternak; da 'The Elephant Man’ del 1980 che ottenne 8 candidature 'bucandole’ però tutte, alle ben 13 di 'Forrest Gump’ del 1994, di cui sei andate a segno. E come scordare il Jack Nicholson di 'Qualcuno volò sul nido del cuculo’, il Daniel Day-Lwsi de 'Il mio piede sinistro’? Oppure 'Million dollar baby’, 'Will Hunting-Genio ribelle’, 'Lezioni di piano’, 'Il silenzio degli innocenti’, 'Anna dei miracoli’, 'Figli di un dio minore’, 'Beautiful mind’, 'Philadelphia’ e 'Rain man’... La storia degli Oscar è contrassegnata da una galleria di figure 'estreme’ o 'border line’ che uniscono handicap e capacità eccezionali, debolezza fisica e forza spirituale e caratteriale.
Ma è solo fiction? Oppure lo stato di malattia può effettivamente abbinarsi al reperimento di risorse psico-fisiche che, magari, non si credeva di possedere? “L’esperienza clinica mostra in molti pazienti la riscoperta di valori della vita importanti che, presi dalla frenesia quotidiana, tendiamo a sottovalutare, e di conseguenza l’attivazione di energie impensabili”, conferma Roberto Volpe, medico del Servizio prevenzione e protezione del Cnr. “È il concetto espresso da esortazioni come 'istinto di sopravvivenza’, 'l'importante non è cadere, ma rialzarsi’, ad esempio nelle competizioni sportive. Stimolare le risorse delle persone è un compito essenziale anche dei medici, non solo di genitori e insegnanti. Registi e attori, talvolta, cooperano in tal senso”.
Ma la cosiddetta 'resilienza’ è attivabile con la semplice visione di un film? “I meccanismi psicologi che si attivano nello spettatore e lo portano a 'vivere’ le situazioni completamente 'altre’ interpretate dal protagonista sono complessi", avverte Franco Bonaguidi, psicologo dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr. “Certi film colpiscono maggiormente l'immaginazione poiché - rappresentando forme di vita borderline - possono attivare le parti psicotiche latenti della psicologia dello spettatore a partire da quelle del personaggio. Il che, beninteso, non significa che chi guarda sia psicotico. Forti identificazioni con l'altro avvengono soprattutto nelle personalità più fragili o nelle quali l'Io non è ancora formato, in particolare durante l'adolescenza”.
Meccanismi che, in modo più o meno conscio, i produttori del grande schermo sono spesso abilissimi nell’attivare. Anche stando alla storia recentissima degli Oscar: lo scorso anno 'Amour’, miglior film straniero, affrontava la malattia in una coppia di anziani e 'Il lato positivo’, commedia sulle malattie mentali dello stesso regista di 'American Hustle’, uno dei favoriti di quest'anno, ha ottenuto otto nomination e una statuetta. Il protagonista di 'Dallas Buyers Club’, interpretato da Matthew McConaughey, candidato nel 2014 come come miglior attore, è un sieropositivo che combatte per ottenere il diritto di testare una terapia alternativa.
Ben più problematici sono, questi meccanismi, nella loro attivazione in altri ambiti, come quello politico. “Il processo è stato studiato in 'Analisi delle masse’ e la 'Psicologia dell'Io’ da Freud, come identificazione proiettiva con il super Io del capo. Mentre Wilhelm Reich ha studiato Hitler e la Germania nazista come una situazione politica afflitta da un forte senso di narcisismo ferito”, conclude Bonaguidi.
M.F.
Fonte: Franco Bonaguidi, Istituto di fisiologia clinica, Pisa , email franco.bonaguidi@ifc.cnr.it - Roberto Volpe, Servizio prevenzione e protezione del Cnr, tel. 06/49937630 , email roberto.volpe@cnr.it -