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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 6 - 6 giu 2018
ISSN 2037-4801
Focus - Mare
Dal 2015 - anno cruciale della crisi europea della gestione dei flussi migratori con il picco di 1,8 milioni di attraversamenti irregolari di un confine dell'Unione Europea - l'immigrazione forzata, e in particolare gli sbarchi via mare, hanno visto una progressiva diminuzione, secondo i dati forniti da Frontex. Nel 2016, i numeri totali si sono infatti molto ridotti, grazie soprattutto all'accordo Ue-Turchia del maggio 2016, lasciando tuttavia invariata la situazione della rotta del Mediterraneo centrale, quella cioè che coinvolge l'Italia, con 181mila intercettamenti di tentativi di ingresso irregolari. “Questi valori sono di gran lunga inferiori a quelli del 2015, ma sensibilmente più elevati di quelli registrati tra il 2010 e il 2014. Basti pensare che nel 2011, nel pieno delle Primavere arabe, si sono avute complessivamente 141mila attraversamenti irregolari di frontiera”, chiariscono Corrado Bonifazi e Angela Paparusso dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr. Nel 2017 la situazione è nuovamente cambiata, con una drastica riduzione degli intercettamenti lungo la rotta del Mediterraneo orientale (42mila) e una più lieve diminuzione lungo la rotta del Mediterraneo centrale (118mila).
Se ci si focalizza sugli ultimi dati Frontex sulla rotta del Mediterraneo orientale e su quella del Mediterraneo centrale, durante il periodo gennaio 2016-febbraio 2018, “possiamo notare che la situazione della Grecia è migliorata in maniera netta e stabile, a partire dall'inizio del 2016, quindi dopo la situazione straordinaria verificatasi nel 2015 e successivamente all'entrata in vigore dell'accordo Ue-Turchia”, evidenziano Bonifazi e Paparusso. “In Italia una netta riduzione comunque si è avuta solo a partire dalla metà del 2017, e cioè quando il Memorandum d'intesa, sottoscritto a febbraio dello scorso anno dall'ex premier Paolo Gentiloni e dal capo del Governo di Riconciliazione nazionale dello Stato della Libia Fayez Mustapa Serraj, ha iniziato a produrre i suoi frutti”. Questo accordo – da alcuni criticato poiché la Libia non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati – si inserisce nel solco della prassi della esternalizzazione del controllo delle frontiere, come quello siglato tra Italia e Niger nel maggio 2017.
Il calo del numero degli sbarchi sulle coste italiane si sta confermando anche nella prima metà del 2018. Dal primo gennaio a metà maggio, secondo i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza, sono stati registrati in Italia circa 11.000 migranti sbarcati, il 77% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. “È necessario aspettare comunque l'estate e l'inizio dell'autunno, stagioni in cui generalmente si assiste a un picco degli arrivi, ma è possibile già parlare di un trend in netta discesa, dopo gli exploit degli anni scorsi”, afferma Salvatore Capasso dell'Istituto di studi sulle società del Mediterraneo (Issm) del Cnr, che conclude: “La situazione attualmente più stabile in Libia e l'accordo dell'Ue con la Turchia sono indicati dagli osservatori internazionali come i motivi principali di questa netta diminuzione. Tuttavia, le guerre e l'instabilità geopolitica in Siria e in Libia non sembrano trovare una soluzione di lungo periodo, dunque possiamo aspettarci ulteriori cambiamenti del quadro”.
Edward Bartolucci
Fonte: Corrado Bonifazi, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma, tel. 06/49272460 , email c.bonifazi@irpps.cnr.it - Salvatore Capasso, Istituto di studi sulle società del Mediterraneo , email capasso@issm.cnr.it - Angela Paparusso, Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, Roma -