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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 4 - 3 apr 2019
ISSN 2037-4801
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Lo smarrimento, il caos, il disordine, l'impossibilità di approdare in qualsivoglia porto, la deriva di chi non ha più appigli, l'insensatezza dei gesti: questo il file rouge del volume 'L'amaro delle noci', in uscita per Guida Editori, scritto da Raffaele Ragone, chimico già in attività presso il Dipartimento di biochimica, biofisica e patologia generale, attualmente Dipartimento di medicina di precisione dell'Università Luigi Vanvitelli. “E non ti trovi che solitario Icaro/in volo a cieli senza firmamento,/senza cera nell'ale, con l'urlo/del silenzio che grida strozzato/all'anelito dell'aria. Un dedalo/è diventato, dunque, il cielo/delle trascorse ebbrezze del volo/un vischio di irrisolte traiettorie”, scrive Ragone, che subito porta chi legge nel suo viaggio attraverso un presente insensato.
L'origine di questo stato “smarrito” viene rintracciata da Matteo Palumbo, nella prefazione al testo, nell'esperienza ravvicinata che l'autore fa con la morte. Palumbo vede nello strappo alla vita di una persona cara l'incipit del naufragio che caratterizza l'autore e che emerge dai suoi versi: “Nella raccolta che il lettore ha tra le mani il titolo allude a un'esperienza precisa. Il trauma di cui si parla coincide con la perdita di un bene e con l'eclissi di una felicità goduta, diventata dolore e pena […]. L'agguato che la morte tende colpisce senza ritegno. Cala all'improvviso, come un uccello rapace che non ha barriere o esitazione. Non rispetta attese o tempi. Al contrario, sconvolge destini. Ne aggroviglia improvvisamente le fila. Lascia il vuoto dove c'era prima unità, corrispondenza, tenere complicità, desideri ricambiati. L'irruzione delle tenebre nella luce piena della vita genera spaesamento. Altera i piani di riferimento consueti, che erano diventati quasi una seconda natura”.
Quello di Ragone appare un tentativo di restituire esistenza, attraverso la scrittura e il ricordo, a chi non c'è irreversibilmente più. Il chimico cerca di ricucire uno strappo, di colmare un vuoto, di restituire alla vita ciò che ormai non è più, ma invano: “Tutto passa,/e si disgrega in atomi indistinti il tutto ch'è passato”. La profondità del dolore appare la stessa di quello che fu, un tempo, l'amore: l'autore riesce a schivare la retorica che troppo spesso impera nei versi di chi è innamorato e ad andare a fondo a un sentimento che si potrebbe definire romantico, ma senza apparire stucchevole e melenso, mostrandosi invece sobriamente intenso e pulito. La mancanza è un sentimento acuto nel cuore del poeta ma è anche privazione fisica e corporea, espressa in modo molto tormentato ma senza fronzoli lessicali e concettuali.
Il libro è dedicato a una donna scomparsa, eppure non si avverte il senso della ripetizione, non c'è monotonia, ogni immagine è nuova, incuriosisce, senza arenarsi sul già sentito. Un libro anzi caratterizzato dalla stessa velocità che Ragone stesso descrive così: “Mi sei sfuggita tra le dita./Tutto è durato il respiro d'una vita:/forse non più d'una decina di minuti”.
Manuela Faella
titolo: L’amaro delle noci
categoria: Narrativa
autore/i: Ragone Raffaele
editore: Guida Editori
pagine: 149
prezzo: € 12.00