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Mensile a cura dell’Ufficio Stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche
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N. 11 - 6 nov 2019
ISSN 2037-4801
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“Le tre del mattino” (Einaudi) di Gianrico Carofiglio è un romanzo di auto-scoperta: attraverso sensazioni e ricordi di un tempo lontano, il testo racconta gli anni dell'adolescenza del protagonista, Antonio, colpito da episodi di epilessia e costretto dai genitori a recarsi presso una struttura specializzata di Marsiglia, per consultare uno dei più celebri esperti nel trattamento di quella patologia, percepita inizialmente come un malanno terribile e spaventoso, “uno stigma di inferiorità”, una situazione impronunciabile di cui vergognarsi. Percezione che si capovolge quando il dottore elenca alcuni dei più famosi personaggi illustri epilettici, che non hanno permesso alla malattia di ostacolare il loro genio: da Aristotele a Giulio Cesare, da Newton a Michelangelo, fino a Pascal e da Vinci. E grazie alle parole del medico Antonio percepisce il suo “mondo interiore subire una rotazione attorno al proprio asse”, e da “reietto” inizia “a sentirsi quasi un eletto, membro di una categoria speciale di esseri superiori”.
Il secondo viaggio in Francia che il protagonista compie con il padre per la visita di controllo a seguito di tre anni privi di episodi di crisi, diviene il cuore del testo: le conversazioni, le domande e i ricordi legati alla figura paterna così poco vissuta e ancor meno compresa a causa del divorzio, offrono interessanti spunti di riflessione riguardo al rapporto tutto particolare tra un genitore e il figlio: “mio padre e io non ci parlavamo, ma l'uno poteva percepire il disagio crescente dell'altro”, scrive il protagonista, per poi ricordare che “era tutto così estraneo alla mia immagine di lui, così misterioso”.
Quello che doveva essere un breve viaggio si trasforma poi in una permanenza improvvisata quando il primario chiede di rivedere Antonio dopo due giorni vissuti in piena “prova da scatenamento”, in modo tale da poter dichiarare finalmente guarigione e scongiurare che particolari condizioni di stress possano provocare episodi epilettici nel ragazzo. Padre e figlio si ritrovano quindi in una situazione di convivenza forzata, che li spinge a conoscersi e a riscoprirsi, dopo anni di distanze e silenzi, ma anche a capirsi e ad accettarsi. “Mi ero disinteressato a tutto ciò che riguardava mio padre per la mia intera esistenza. Adesso m'interessava tutto: le domande venivano fuori una dopo l'altra”, afferma Antonio, che inizia a modificare il proprio atteggiamento nei confronti del papà e affronta così un passaggio fondamentale della crescita adolescenziale: la presa di consapevolezza della natura umana del genitore, considerato fino a quel momento l'unico responsabile dello sfaldamento del nucleo familiare: “come era possibile che mio padre notasse certi dettagli? Mi era sempre parso distratto, disinteressato alle persone, concentrato solo sul suo mondo di simboli astratti. Adesso scoprivo, fra le altre cose, che era capace di cogliere e interpretare particolari come una mano affettuosa che sistema un ciuffo in disordine”.
Così, tra confessioni e prime volte, i due protagonisti si concedono del tempo per parlare di argomenti mai affrontati prima; particolarmente toccante è il confronto sul tema del suicidio e, quando il ragazzo scopre che anche il padre aveva considerato qualche volta l'ipotesi di togliersi la vita, entrambi ricordano la storia di un compagno di scuola di Antonio, “quel ragazzo dall'aria un po' goffa, con la fronte e il naso coperti di acne che una mattina verso le otto, invece di venire a scuola, aveva scavalcato la ringhiera della terrazza di casa e si era lasciato cadere. Sette piani di una palazzina moderna sono ventuno metri, fu la prima cosa che pensai; e mi chiesi se in un volo di oltre venti metri uno ha il tempo di rendersi conto di cosa ha fatto, di pensare che poteva fare diversamente. Sì, mi risposi subito, e questa mi parve la parte più terribile dell'intera storia”.
Con un linguaggio semplice e diretto, l'autore si rivolge alle memorie di chi legge, raccontando la malattia e l'inevitabile disagio a essa accompagnato, ma anche la forza di un legame in grado di contrastare le distanze, gli imbarazzi, i silenzi e le difficoltà. Dopotutto, come ricorda l'autore nel passaggio che regala il titolo al romanzo, lo stesso Francis Scott Fitzgerald affermava che “nella vera notte buia dell'anima sono sempre le tre del mattino”.
Valentina Di Paola
titolo: Le tre del mattino
categoria: Narrativa
autore/i: Carofiglio Gianrico
editore: Einaudi
pagine: 165
prezzo: € 11.00